Mobilità n. 3 del progetto EURO Altermobility

Partecipante: Andrea Natalini

Destinazione: Oviedo (Asturie) 

Partner: Magenta Consultoria Projects

Corso: Learn how to prepare a successful European project for the Erasmus + Programme

Lo scorso 23 gennaio, durante il primo workshop del progetto Euro ALTERmobility, per spiegare cosa sia una mobilità ho scelto tre parole chiave: formazione, networking, teambuilding.

coworking3Formazione, perché le principali finalità di una mobilità nell’ambito di Erasmus+ sono legate all’apprendimento, da intendersi nel senso più ampio del termine, come competenze, abilità e conoscenze acquisite al termine di un percorso formativo strutturato o indirettamente attraverso lo svolgimento dell’esperienza in sé: competenze linguistiche, capacità organizzative e relazionali, spirito di adattamento e iniziativa, attitudine al lavoro di gruppo, etc. Tutti questi aspetti vengono presi in considerazione e persino certificati attraverso documenti come l’Europass Mobilità, che viene rilasciato al termine di ogni mobilità proprio per attestare, all’interno di un formato standard e quindi riconoscibile in tutti i Paesi dell’UE, le competenze, abilità e conoscenze acquisite dal partecipante dopo un periodo di studio o lavoro all’estero. L’Unione Europea, infatti, sta lavorando molto sul riconoscimento e la validazione delle competenze chiave e trasversali che le persone, durante tutto l’arco di tutta la vita, acquisiscono all’interno di contesti informali o non formali di apprendimento. La certificazione, la spendibilità nel mercato del lavoro e la trasferibilità di queste competenze rappresentano una sfida ambiziosa e un passaggio complesso verso la costruzione di una società basata sulla conoscenza.

Networking, perché uno dei principali vantaggi del frequentare un corso di formazione in un contesto internazionale è proprio quello di entrare in contatto con persone di altri paesi, colleghi con prospettive diverse su tematiche d’interesse comune, culture non sempre facilmente conciliabili tra loro. Posso dire, per esperienza personale, che questo è uno degli aspetti più importanti di una mobilità, poiché con molte delle persone conosciute in tali occasioni sono successivamente nate collaborazioni, progetti comuni e ulteriori opportunità di sviluppo e crescita professionale. Quando si parla di impatto di un progetto di mobilità, in realtà ci si riferisce proprio a questo: alla costruzione di sinergie; al consolidamento di reti di collaborazione a livello europeo; al potenziamento dell’azione svolta a livello locale.

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Team building, perché la costruzione di sinergie passa attraverso il contatto diretto tra le persone, la condivisione di esperienze, il lavoro di gruppo: non solo durante le ore di lavoro o formazione in aula, ma anche e soprattutto durante i momenti ricreativi, i pasti al ristorante o le colazioni in albergo, le serate al pub. Uno degli aspetti che trovo più affascinanti è proprio quello relativo allo sviluppo delle dinamiche relazionali all’interno di un gruppo internazionale: è davvero impressionante, ogni volta, osservare come un insieme di perfetti sconosciuti di origini, lingue e culture diverse possa trasformarsi, nell’arco di pochi giorni passati a stretto contatto, in un gruppo che acquista una propria fisionomia attraverso una graduale conoscenza reciproca tra gli individui e lo sviluppo di una crescente familiarità e complicità.

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Soprattutto questi ultimi aspetti hanno caratterizzato il mio viaggio nelle Asturie, realizzato tra il 16 e il 19 dicembre 2015 in compagnia della vulcanica Erika Albano. Se il 15 sera rientravo da Vilnius, dove si era appena concluso il kick-off meeting del progetto SMILE, dopo poche ore di sonno eccomi di nuovo sul treno per Fiumicino, pronto per l’ennesima corsa in aeroporto, gli occhi ancora semichiusi e appiccicati sul volo per Oviedo, nemmeno il tempo di svegliarmi per davvero e mi ritrovo catapultato in un’altra realtà: altra gente, altri odori, altra lingua, altro clima. Entro in aula giusto in tempo per le presentazioni di rito e mi ritrovo di fronte un nuovo gruppo eterogeneo in termini di età, provenienze, professioni: oltre a me ed Erika trovo altri tre ragazzi italiani, Simona del Cosvitec, Saverio dell’Associazione Geografica per l’Ambiente e il Territorio e Ruggero dell’Associazione Euromoving; Antoaneta, insegnante bulgara di mezza età; Janek, attivista estone dell’ONG Zero Waste Europe, di stanza a Bruxelles; Manuel e Meli, rispettivamente funzionario e sindaco del vicino comune di Carreño; e la mitica Maria, anziana insegnante rumena, che ha intrapreso un viaggio di due giorni per rappresentare la sua Associazione di Donne del Comune di Durnesti. A Maria, che quasi non parlava inglese, spetta sicuramente il premio coraggio e simpatia di questo gruppo tanto variegato.

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L’accoglienza di Esther González e del team di Magenta Consultoria Projects è stata decisamente calorosa, mettendo tutti i partecipanti a proprio agio e curando ogni minimo dettaglio relativo al loro soggiorno. L’obiettivo della visita di studio era quello di offrire una panoramica e mettere in contatto i partecipanti con imprese e associazioni asturiane interessate ad accogliere tirocinanti e ad avviare collaborazioni con organizzazioni di altri paesi, a partire dalla sede del corso che era poi la stessa struttura presso cui sono stati sistemati tutti i partecipanti: il Centro Intergenerazionale Ovida. Cos’è un centro intergenerazionale? Una struttura mista, nella quale coabitano giovani e anziani e coesistono servizi destinate alle diverse tipologie di utenti: Ovida è sia un ricovero per anziani che un centro per la riabilitazione fisica e psicologica, che una specie di casa dello studente. A ogni tipologia di utente è riservata un’ala indipendente della struttura, mentre una serie di spazi comuni tra cui la mensa, la palestra, la piscina e la biblioteca, sono pensati proprio per favorire l’interazione tra le diverse fasce d’età.

Tra le numerose altre strutture visitate, ne voglio citare altre due: il Gruppo Beta e il Talud de la Eria. Il primo è un interessantissimo esempio di come coniugare sostenibilità, innovazione e sviluppo territoriale in un’ottica di impresa. Il Gruppo Beta è una realtà tutta asturiana, ma con un taglio decisamente internazionale, che opera principalmente nel campo dell’efficienza energetica, con attività diversificate che vanno dalla fornitura di gas ed elettricità da fonti rinnovabili alla vendita di prodotti agroalimentari biologici a km 0, alla promozione della mobilità sostenibile attraverso un sistema di car sharing con auto elettriche destinato ai propri associati. Lavorando assiduamente sia su ricerca e innovazione a livello di prodotto che di comunicazione e marketing per la promozione di una cultura della sostenibilità a 360°, Beta rappresenta un esempio vincente di come poter coniugare business, coscienza ambientale e impegno sociale senza cadere in evidenti contraddizioni.

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Già alquanto toccato da questo esempio virtuoso di green economy, il mio cuore si è definitivamente aperto quando siamo entrati nello spazio di coworking del Talud de la Eria, proprio di fianco allo stadio del Real Oviedo. Uno spazio davvero impressionante su tre piani, ricavato nella roccia, interamente realizzato e gestito grazie al contributo del Comune di Oviedo, per sostenere e promuovere l’innovazione sociale e l’imprenditoria giovanile, dove i giovani startupper possono trovare servizi in grado di supportarli e fare rete con altri professionisti, dandosi manforte a vicenda. Il Talud de la Eria trasuda creatività in ogni angolo, nessun dettaglio è lasciato al caso nell’allestimento e disposizione degli spazi, con l’evidente intenzione di favorire lo scambio di idee, la messa in comune di risorse e la collaborazione tra i giovani professionisti, che trovano uno spazio per incontrarsi, lavorare, formarsi e soprattutto ricevere assistenza e orientamento nel loro percorso di crescita professionale; uno spazio affascinante sia dal punto di vista architettonico che funzionale, insomma, dove le persone hanno la possibilità di crescere, le idee di confrontarsi, le imprese di muovere i loro primi passi.

A dire il vero, non me ne sarei mai andato, tanto sono rimasto colpito da questa realtà. Ma a Roma, una cosa del genere, non riusciamo proprio a realizzarla?!?

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#euroaltermobility: sostenibilità, sviluppo e giovani start upper nel cuore delle Asturie
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