Abbiamo guardato per anni con invidia i “maestri” danesi e olandesi e la loro ciclabilità perfetta, mentre lontano dai riflettori la Polonia diventava la patria – imperfetta – del ciclismo urbano


Quando nel 2014 Roma non ha vinto l’European Cycling Challenge piazzandosi dietro a due città polacche, non ci credevamo. E almeno Varsavia era una capitale, ma l’altra, la misteriosa
Łódź, nessuno sapeva neanche dove fosse, e pedalavano molto più di noi. Nel 2015, la storia si è ripetuta con Gdansk, meglio nota come Danzica, tranquilla cittadina del mar Baltico, grossa come un quartiere di Roma, e apparentemente invasa dalle biciclette. Roba da non credere: la Polonia, che non ha le risorse e la cultura ciclabile di Danimarca e Olanda, pedala e pedala tantissimo.Allora siamo andati a vedere e a scoprire proprio queste tre città.

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“Danzica la città più ciclabile della Polonia”

Danzica: completamente distrutta e ricostruita durante e dopo la guerra, un tempo il più importante porto del nord Europa e oggi “capitale” della regione marittima della Polonia, da cui le famiglie partono per le vacanze al mare e i con orde di turisti che passeggiano per le viuzze del suo centro storico. Per arrivare a Danzica da Sopot, che sta 20 chilometri sopra, lungo la costa, non c’è una sola pista ciclabile, ma due. O per meglio dire: una per ogni strada che collega le due città. E come in tutte le altre strade: a Danzica non ci sono strade senza un equivalente percorso per le bici.

Non c’è la metropolitana ma ci sono 11 linee di tram, per una città di 400mila abitanti: decisamente più che sufficienti. I sensi unici sono “eccetto bici”, in giro si trovano stazioni con attrezzi a disposizione, vere e proprie ciclofficine “di strada”, le rastrelliere sono ovunque e gli incroci prevedono sempre la segnaletica e i semafori anche per il ciclista. Ma quello che più prende alla sprovvista il ciclista italico è il rispetto per le regole. Forse trasmesso tra questa mole di infrastrutture, forse derivato da un senso di appagamento o relax, in una città che non lo tratta come un estraneo o un pirata, il ciclista urbano a Danzica rispetta religiosamente il rosso anche se non ci sono macchine nel raggio di due chilometri, scende per attraversare le striscie, segnala sempre la svolta. Insomma, lasciamo Danzica e la costa nord con una sensazione di netta inferiorità e lo stupore per i risultati nella recente competizione europea viene decisamente meno.

Ma allora perché, dicevamo, la Polonia è la patria “imperfetta” delle bici?

Per scoprirlo, si continua il viaggio verso sud. Direzione Łódź.

Per arrivare a Łódź si comincia a capire perché la Polonia è piena di bici ma è ancora lontana dal
poter essere un esempio di perfezione. La rete di treni, a meno che non ci sia di mezzo la capitale Varsavia, non prevede praticamente il trasporto delle bici. O se lo prevede, l’intreccio di mille treni di diverse compagnie,una per Regione o anche di più, crea un caos nel quale è veramente difficile districarsi. La difficoltà di trovare persone nelle stazioni che parlino inglese aumenta questo spaesamento. E quando alla fine arriva il treno sul quale a gesti hai capito che dovrebbe esserci un vagone bici, in realtà non c’è. Ci sono delle bici stipate in uno scompartimento, come quelli dei nostri vecchi treni intercity, ma non c’è altro spazio.

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Rastrelliere sponsorizzate, che ce vo’?

Parlando con dei ragazzi di Łódź, ne viene fuori un quadro desolante in cui i trasporti tra città minori stanno venendo tagliati a vantaggio dell’alta velocità verso Varsavia. Storia già sentita. Łódź non ha una storia antica, è nata ed è fiorita con la rivoluzione industriale e le fabbriche di tessuti. Ne deriva la sua piantina estremamente regolare e squadrata, su un territorio in completa pianura. Da almeno una decina di anni però la città è in declino: la produzione di tessuti è stata spostata in paesi dove costa meno. Storia già sentita (2). E così la città sta perdendo abitanti, da seconda è diventata la terza della Polonia con circa 700mila persone che girano intorno non a un centro storico, che non esiste, ma a una lunghissima via pedonale che taglia la città al centro. I monumenti sono le vecchie fabbriche in mattoni rossi riadattate per la città moderna, che diventano outlet o centri culturali o ristoranti fashion. E davanti a ogni posto c’è una rastrelliera.  Ma a parte questa lunga via pedonale e le sue rastrelliere, a differenza di Danzica la città non brilla per infrastrutture, e anzi è un enorme cantiere che sta cercando tramite la costruzione e la ricostruzione di uscire dalla crisi. Non si sa se alla fine della costruzione dell’immensa nuova stazione dei treni, o dell’immenso nuovo terminal autobus, o di una delle altre decine di cantieri, ne uscirà una città rispettosa delle biciclette. Per il momento, a parlare con gli attivisti locali, quelli che nel 2014 hanno animato la corsa di Łódź al secondo posto dell’European Cycling Challenge, viene fuori il quadro di una città “in guerra” in cui i tanti ciclisti sono ostracizzati dalle macchine e stanno lottando per farsi accettare, al punto che la critical mass locale è scesa a vari compromessi e attualmente è un evento molto family friendly, scortato dalla polizia, che cerca principalmente di non creare disagi e di farsi benvolere. Quando ho chiesto a uno dei leader del movimento biciclettaro cittadino quale fosse il segreto per avere tanti ciclisti attivi in una città che ancora deve sviluppare un senso di sostenibilità del trasporto cittadino, mi ha risposto “tanta passione”. Passione nel parlare con tutti, nel trasmettere un senso di rispetto delle regole e di ricercare a tutti i costi la convivenza, per condividere le strette strade di Łódź.

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Segnaletica “rivoluzionaria”


Varsavia, la capitale, è… confusa. Alterna percorsi ciclabili che portano in centro a grandi viali più simili ad autostrade in cui la bici non è benvoluta nè prevista, ma che costituiscono enormi spartitraffico che tagliano la città senza permettere con facilità di attraversare e comunicare con quello che c’è oltre. Queste enormi strade da 4 a 6 a 8 corsie si trovano ovunque intorno al centro e rendono veramente difficile muoversi in modo fluido, per esempio da una parte all’altra del fiume che costeggia il centro storico. 1 milione e 700mila abitanti, due linee di metro, un fiume, al centro di tanti intrecci della storia, il centro storico, il ghetto 
ebraico… i parallelismi con Roma sono tanti e anche per quanto riguarda la ciclabilità si potrebbe trovarne. Alcune buone intenzioni, ma senza una visione di insieme e con troppi ostacoli infrastrutturali. Eppure, a dispetto delle somiglianze e del deciso svantaggio climatico rispetto alla capitale italiana, i dati sulla ciclabilità di Varsavia fanno impallidire Roma. Possibile che il territorio pianeggiante basti a spiegare la differenza?

In definitiva, la Polonia ha dimostrato negli ultimi anni di voler decisamente migliorare e aumentare i suoi servizi per la mobilità sostenibile. Non l’ha fatto in modo omogeneo e costante e rimangono alcune contraddizioni, ma pedalare per le sue città trasmette la sensazione di pedalare nella direzione giusta. 

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Polonia, la nuova patria delle biciclette
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