Allora innanzitutto cosa è il Velocity? E’ una conferenza internazionale, organizzata dall’ECF e arrivata alla sua 33esima edizione, che ruota intorno al mondo ciclistico e il cui tema quest’anno era: “urban cycling cultures”.

Il Velocity2013 si è tenuto a Vienna, stupenda città rinomata per le sue politiche cycling friendly. I temi trattati sono stati i più disparati: la necessità di creare un’organizzazione Mondiale dei ciclisti, l’importanza di ridurre la velocità negli spazi urbani, l’urgenza di promuovere una mobilità dolce che possa restituire le città agli abitanti. Non sono mancati i tavoli tecnici, nei quali ho avuto la simpatica sensazione di provenire da un altro pianeta dato il tipo di questioni affrontate: come ridurre la congestione nelle corsie dedicate, come gestire le problematiche di parcheggio dato l’esorbitante mole di biciclette o come smaltire le troppe bici in disuso. Facile osservare che le problematiche a Roma siano altre, ma comunque Velocity è stata una stupenda esperienza per caricarsi di entusiasmo (fondamentale per affrontare le problematiche della città eterna), ascoltare storie di successo, imparare dai migliori, ma soprattutto avere la conferma di come “la Soluzione” non esista. Voglio porre l’accento su questo passaggio perché a Roma spesso si perde più tempo a disquisire su quale scelta possa essere la più idonea per favorire il ciclismo urbano, piuttosto che creare un fronte compatto. A Vienna le soluzioni discusse sono state le più disparate: zone 20 chiuse alle auto, zone 30 di traffico misto auto-bici, corsie dedicate nella sede stradale (protette e non) e addirittura percorsi semi-misti ciclopedonali. Ogni città ha le proprie caratteristiche che vanno a definire la scelta migliore ma così anche ogni quartiere e ogni strada hanno caratteristiche, problemi e quindi soluzioni, differenti. La questione quindi non è quale specifica soluzione applicare ma piuttosto la qualità e la sistematicità degli interventi.

Due pensieri per chiudere: chi c’era e chi non era presente a rappresentare l’Italia? Iniziamo dai “cattivi”: non c’erano le istituzioni, completamente assenti sindaci, assessori e dirigenti (con le sole eccezioni di due rappresentanti di Ferrara e Reggio e il vicesindaco di Pescara). Va detto che queste figure rappresentavano invece la maggioranza nelle rappresentanze di altri paesi. Per quel che riguarda le presenze Italiane invece: diverse associazioni FIAB, inclusa la Presidente Giulietta Pagliaccio, un paio di riviste di settore come AmicoinViaggio e cyclemagazine, Paolo Pinzuti blogger fondatore di salvaiciclisti ed il poeta a pedali Alessandro Ricci di Borracce di Poesia. E poi c’eravamo noi di ReBike ALTERmobility.

Secondo pensiero: il ciclismo urbano a Roma è ancora visto come una questione da “fricchettoni” o peggio ancora “di sinistra”, non voglio disquisire qui la ragione di ciò, dato che ritengo siano stati fatti errori comunicativi anche da una parte degli attivisti che cercando di fare il meglio hanno finito per ghettizzarsi; quello che voglio sottolineare invece è come nel resto d’Europa e del mondo il ciclismo urbano sia un business come tanti altri, una questione trasversale a tutti i discorsi politici e di sviluppo del tessuto urbano. Parlando in forma bruta e diretta, al Velocity2013 mi è capitato di incontrare diverse persone che si trovavano lì solo per fare affari, a cui non importava come le bici girassero per la città, ma piuttosto come facilitarne la diffusione in modo da aumentare i propri introiti, ed in questo non c’è nulla di male, ANZI!

L’opportunità di cambiamento che abbiamo oggi a Roma è grandissima: nuovo sindaco, nuova giunta ma vecchi problemi. La scelta dell’assessorato trasporti sarà un passo fondamentale per marcare il futuro del ciclismo e della mobilità sostenibile in una città che da troppo tempo è stata strappata ad i propri cittadini.

Federico Spano

http://youtu.be/_lbco2mzvhY

Un Alieno al Velocity
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